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330 lettere di fra paolo sarpi.

stia di tempo e per sopravvenienza di grave e incomoda malattia. Ora, tornato quasi a intera salute, la ringrazio fin dal principio per avermi tenuto degno della sua memoria e onorato di lettere, sebben le costassero la interruzione degli affari e degli studi.

Mi fe maraviglia la proibizione intimata, ad istanza del Nunzio, per la edizione dei Concilii Pisani, come di una novità pel regno. Hanno fin qui teso insidie alla vostra libertà coi tranelli de’ Gesuiti; ora, a quanto vedo, l’assaltano con forza aperta; e me ne duole per voi, temo per noi medesimi. Giacchè, quando riescano a innestare la novella dottrina allo stesso regno, noi deboli e pochi esciamo di speranza di poter da soli resistere. Volgono cinquanta anni dacchè in Francia niuno voleva sapere di massime siffatte; e ora tanti sono che le hanno accolte, che a breve andare tutti le abbracceranno, e segnatamente perchè al picciol popolo sembrano vantaggiose. Ogni specie di vizio ci trova patrocinio. Ad esse affidansi gli avari, per fare alla franca mercato delle cose spirituali; i superstiziosi, per supplire co’ baci infervorati sulle immagini all’esercizio di tutte le virtù cristiane; gli ambiziosi di bassa lega, che non possono andar a caccia di nominanza senza delitti, per coprire d’un velo santo ogni cima di ribalderia. Gl’indifferenti ci vedono un palliativo all’accidia spirituale; e chi non teme Dio, ha fatto apposta un Iddio visibile per darsi il merito d’adorarlo sopra gli altri. Da ultimo, non ci ha spergiuro, non sacrilegio, non parricidio, non incesto, non rapina, non frode o inganno, che non si possano mascherare come opere meritorie sotto il velo della dispensa. Qual maraviglia che i più facciano