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lettere di fra paolo sarpi. | 325 |
molte cose contra la sua memoria, in conclusione volendolo dannato all’inferno, sì come è costume loro di rinchiudervi tutti quelli che non li obbediscono e servono. Si è creato il successore1 quietamente e senza moto alcuno; persona, se bene di valore non uguale al morto, uguale però in bontà.
Questa Repubblica è in cattivo stato, perchè i preti con gli Spagnuoli hanno a poco a poco acquistatosi una porta, la quale incomincia ad esser considerabile, e ogni poco che si faccia maggiore, partorirà mutazione di stato.2 Hanno fatto maggior male con queste pratiche, che non avrebbono fatto con dieci anni di guerra. Non è credibile quanto possi l’arte di Spagna, e il pretesto di religione.
Tra la Repubblica e il papa in apparenza passa buona intelligenza, ma in esistenza vi è molta materia di disgusto; la quale dal papa è conservata e aumentata con fierissimo animo, e dalla Repubblica portata innanzi a beneficio del tempo per le cause sopraddette.
I Gesuiti in Costantinopoli si adoperano quanto possono per nuocere alla Repubblica: con tutto ciò, maggior è il nocumento che portano con le pratiche tra noi. Molte cose avrei da dirle, ma in una sola parola concluderò: che se Dio non provvede, nel quale però voglio sperar assai, in breve la Repubblica sarà Genova.3 Veggo di avere occupato V.S.
- ↑ Marcantonio Memmo.
- ↑ Il Sarpi così previde la mutazione che volevasi operare coll’iniquissima congiura ordita dagli Spagnuoli e felicemente sventata nel 1619.
- ↑ Così ha la prima stampa, non escluso il carattere corsivo; e sembra potersi intendere: la repubblica di Venezia diverrà simile a quella di Genova. Noi però pensiamo che