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324 lettere di fra paolo sarpi.

quale mi pare cosa di memorabile momento, come per la speranza che vi è di riconciliar buona intelligenza tra tutti i Reformati; e quantunque dovesse riuscir in sola apparenza, sarà nondimeno di gran frutto e beneficio. Ma mi giova sperare che sarà in fatti e in esistenza, massime impiegandovisi monsieur Du Plessis, il quale, e per il zelo e per il valore e per la destra maniera, spero che sarà infallibilmente coadiuvato dalla Maestà divina.

Ho veduto la dichiarazione del Sinodo, la quale mi è parsa non solo generosa, ma ancora alquanto ardita: ma forse che i negozi presenti ricercano che si proceda con qualche animosità; il che non può esser veduto da chi è lontano, e non sa le circostanze particolari dei negozi, le quali debbono dare la forma ad ogni risoluzione.

Quanto alle cose di qui, V.S. avrà inteso forse, innanzi l’arrivo di questa, la morte del nostro Principe,1 se bene matura quanto all’età sua, ch’era di 77 anni, acerba nondimeno, in quanto questa Repubblica ha perduto un soggetto di eroica e incomparabile virtù. Egli ha lasciato la vita senza dubbio, perchè la vivacità e la grandezza dell’animo niente invecchiata ha voluto che il corpo debole la seguisse. Morì essendo di ritorno dal Collegio2 una mattina dove aveva fatto le funzioni sue con la usata costanza. I Gesuiti, i quali fanno più mal qui assenti, che non farebbono presenti, hanno fatto disseminare


  1. Leonardo Donato.
  2. Chiamavasi dai Veneziani Collegio un consiglio composto del doge, de’ suoi sei consiglieri, dei tre capi delle Quarantie, e dei Savi grandi, di terra ferma e di mare. Vedi Giannotti, Repubblica de’ Veneziani (ediz. del 1850), tomo II, pag, 92.