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lettere di fra paolo sarpi. 321

giudizi, che niuno sa tollerar nella storia. Fa mostra di un’autorità sfacciata sui lettori, comandando loro di fermarsi a ogni passo e fuor di tempo. Spiega i consigli della divina Provvidenza nella distribuzione dei beni e dispensazione de’ mali, a solo comodo del papato. Del rimanente, vedo che la sorte lo favorisce e dura ancora a proteggerlo, pigliando V.S. a ribatterne le scritture; poichè sarà tagliata la destra al grand’Enea. Nondimeno, il suo lavoro sarà senza dubbio utile all’universale; ma essendo Ella disposta a convincerlo di frode e brutto inganno, temo che non le crederanno i nuovi alla scienza degli uomini. A me garberebbe piuttosto che lo accusasse di leggerezza e temerità. Io lo conobbi a, Roma, prima ch’egli pensasse a onori e fosse preso da prurito di diventare autore, e quando attendeva solo alla tranquillità dell’animo e alla purezza della coscienza. Non aveva opinioni di sorta in proprio, ma le pigliava a casaccio dai favellanti, come sue lucidamente difendendole, fino a che altre non gliene fossero imposte. Se molti savi e dabbene, sorbita la fatal bevanda, sono presi da un capogiro intellettuale, non fa caso se un disgraziato, colto a’ purpurei lacci, soggiace al comune malanno. Per me, di malafede lo terrei puro,1 ma non di spensieratezza e dabbenaggine. E tanto dico all’amichevole e oltre i


  1. E questo è già, per sè stesso, un grande elogio. Ma quanto ancora alla parte di letterato, non può al Baronio negarsene nè la vocazione, nè l’averla adempita con abilità e costanza grandissima. Basti il dire che Scaligero ed il Fleury non omettono occasione, anche dopo aver confutato gli errori del libro, di render omaggio ai meriti dell’autore. Forsechè la modestia stessa del filippino da Cora potè farne parer minore al Servita veneto la intellet-
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