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300 lettere di fra paolo sarpi.

gliavo della condotta tenuta qui verso i Gesuiti. E scrissi pure nominativamente al signor Gillot: desidero sapere a mia quiete se egli ricevè le mie lettere.

Non c’è alcuna novità da raccontarle, tranne che il cardinale Borromeo, arcivescovo di Milano,1 intimò per editto agli abitanti di certi villaggi situati nella diocesi milanese, ma soggetti alla temporale giurisdizione di Bergamo, di non dare ospitalità a Rezii e Grigioni, e non aver comunione di sorta con loro. Il che risaputo, i magistrati veneti stabilirono, per decreto promulgato a voce di banditore, che ognuno potesse ricoverare quelle genti e trattare con esse; e fu stanziata una multa pe’ parrochi che affiggessero nelle proprie chiese l’editto cardinalizio. A Roma, poi, il papa pensa dar fuori una legge sulla residenza dei vescovi. E il cardinal nipote del Borghesi, creato, or fanno sei mesi, arcivescovo di Bologna, senza pure aver visto quella chiesa, la rinunzia,2 assegnando al novello arcivescovo due mila ducati, e pigliando per sè tutti i frutti, che passano la somma di ducati sedicimila. Fra i nostri e quei del Ferrarese s’accesero gravi litigi per causa dei confini, e d’ambe le parti si fa accolta di soldati; ma spero che non verrà alcun disastro. Tanti saluti da mia parte al signor Gillot. E le bacio le mani.

10 aprile, 1612.

Gli Spagnuoli stabilirono che l’infanta sposata al vostro re rinunzi tutti i dritti di successione al


  1. Il cardinal Federico, intorno al quale i romanzi dicono più del vero, e non sempre nè tutto il vero.
  2. Vedi la nostra nota a pag. 158.