Pagina:Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu/297


lettere di fra paolo sarpi. 289

CCI. — Al medesimo.1


Il corriere di questa settimana non m’ha portato lettere di V.S.; il che le dico solo per avviso, non volendo io però ch’Ella prenda mai nessun incomodo per scrivere. Siamo al solito sterili di nuove, e attesi tutti alle cose di Germania: delle quali altri temono e altri sperano, secondo gli affetti; e quelle di Francia ancora somministrano assai materia a discorsi. Qua in Italia non vi è cosa di momento, non permettendo l’ozio se non l’ordinario corso delle cose. Però dalla scrittura che io le mando qui inclusa, Ella vedrà che alcune volte li svegliamo dal letargo. Ne ho mandato anco una copia a monsieur l’Eschassier, parendomi servizio comune che si divulghi. Vedrà dal tenor di essa, che è pubblica.2 Però, siccome in più mani che anderà, tanto sarà meglio, così non avrò caro che si sappia che sia tenuta da me, acciocchè quelle buone persone non concepiscano maggior odio di quello che hanno.

Quello che io accennai a V.S. dover scoprirsi tra la Republica e il papa, non ha ancora fatto il suo lampo:3 lo farà al sicuro, restando però io, sic-


  1. Edita come sopra, pag. 459.
  2. Per la ragione appunto dell’esser pubblica, non ci è dato conoscere di quale fra le scritture del nostro Autore vogliasi qui parlare. Certo ch’egli si adoperò continuamente nelle fatiche di tal sorta a servigio della sua Repubblica; ma non vedesi di quale tra quelle fatiche fosse fatta pubblicazione in quell’anno.
  3. Gli è il fatto stesso accennato sulla fine della Lettera precedente, cioè le contese risorte per causa di confini coi Ferraresi; contesa sulla quale anche il Sarpi dovè adoperar la sua penna, e che andò a finire in accomodamento.
Sarpi. — II. 19