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lettere di fra paolo sarpi. 21

eretici, nè obbligarsi colla forza acciò si facciano cattolici: v’ha il duodecimo, col quale si comanda che si preghi pubblicamente nella Chiesa per gli scomunicati, sì vivi che morti.

Troppo a lungo l’ho trattenuta; nè proseguirò altrimenti, dopo averla pregata di voler perdonarmi la mia importunità. Dio la mantenga tale per lunghissimo tempo, qual’io desidero ad uomo sì esimio, e da me soprattutti onoratissimo.

Di Venezia, li 16 febbraio 1610.




CXXVI. — Ad Antonio Foscarini.1


È cosa così ordinaria nelle repubbliche, che l’essere fuori delli bisogni fa tener poco conto di chi merita, che non è da maravigliarsi che adesso che alcuni si reputano sicurissimi, soggetti più principali e più benemeriti siano stati tralasciati, et factos secutores qui sequi mirantur.2 Le cose però hanno il suo giro, e i valorosi infine superano la fortuna.

Quanto alle cose del mondo, qui si tiene che a Cleves non sarà guerra, perchè gli Austriaci non la vogliono; e V.E. considera bene, che quando una parte vuol cedere tutto, non può nascer contesa. Così pare che vogliano fare in ciò gli Spagnuoli, primi motori di questa impresa o macchina; perchè, quanto all’imperatore, i suoi mancamenti


  1. Edita in Capolago ec., pag. 204.
  2. Così la prima stampa, ma ci parrebbe da correggere: merentur.