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lettere di fra paolo sarpi. 279

mente ch’Ella mi fa menzione d’aver sentito l’indisposizione della gotta, e non mi dice cosa alcuna di nefritica, che mi dava maggior travaglio. Vedo ancora il carattere di questa presente simile agli altri consueti; il che mi dà speranza che la mano ritornerà allo stato di prima, come prego la divina Maestà, che voglia concedergliene la grazia.

Ricevei al tempo suo quella delli 7 decembre, come credo averle significato. La lite dei Gesuiti, e l’arresto pronunciato in quella un mese fa, dà motivo a ragionar assai, principalmente per due ragioni. L’una, perchè ne sono venuti diversi esemplari, e tutti di varie forme; la seconda, perchè pare interlocutorio e non definitivo, onde vien dubitato che, per le solite arti, in fine siano per restar superiori. La prima difficoltà mi è stata risoluta da V.S., ma in maniera che mi accresce la seconda; perchè chi ha potuto far alterare il pronunciato, molto più potrà far riuscir a suo disegno quello che si doverà pronunciare. Ma sia quello che si voglia, mi par però gran passo, che si sia apertamente parlato contro di loro, e che debba uscir in stampa l’azione; cosa che tanto desidero, quanto dubito che per qualche arte non sia impedita. Ma come e per che causa il principe e li due vescovi siano intervenuti nel giudicio, è cosa che sommamente desidero sapere, riputando che in questo particolare sia gran parte del misterio.

La risoluzione di demolir Borgo in Brescia,1 saputa qui già molti giorni, è stimata cosa di gran conseguenza; e per me, debbo dire che nessuna delle


  1. Così per traduzione, non esente da equivoci, del francese Bourg-en-Bresse, città che sino al 1601 aveva appartenuto alla Savoia.