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276 | lettere di fra paolo sarpi. |
trovare chi abbia di lui concepita una troppo sinistra opinione, se vorrà farsi campione della verità.
Ciò che costì si opera contro i Gesuiti, fa ritratto della libertà, e della ingenuità dei Francesi. In verità, ch’io non posso nascondere, come finchè vivono tra voi, ci sia da temere: quanto più sono essi irritati, tanto più divengono velenosi; ed ecco la ragione per la quale ci sono infesti, e più ci disturbano adesso che son lontani, che non facevano quando erano presenti. Vi saranno addosso più forte che mai; nè il poco numero è da disprezzare, perocchè a questo suppliscono colla diligenza e coll’assiduità. In Roma è gran delitto non ceder loro in ogni cosa, non che soltanto l’offenderli. Ne sia testimonio l’anima dell’abbate Du Bois; la quale non ha dubbio che non fosse disgiunta dal corpo,1 quantunque fosse dei familiari del regio ambasciatore dimorante presso il pontefice. Io non posso farne testimonianza di vista, ma sulla fede del pubblico e di parecchi amici, mi è dato assicurare che a dì 24 di novembre fu appeso un certo uomo che allora tutti dicevano e credevano essere l’abbate Du Bois; e s’egli stesso non fu, nè alcun romano, nè i medesimi sbirri e ministri della Giustizia sanno chi mai sia stato. E qui fo punto, per nulla aggiungere oltre ciò che mi è noto con certezza.
Torno invece ai Gesuiti. Ella m’empì di gioia dicendomi che stava raccogliendo e pubblicando in un solo volume tutto che si è fatto intorno ad essi nel Senato; nè poteva annunziarmi pubblicazione migliore, nè più gradevole nè più degna d’esser letta
- ↑ Vedi la nostra nota a pag. 272.