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274 | lettere di fra paolo sarpi. |
una seconda consolazione, cioè la sua lettera dei 15 di gennaio. Nulla di più spiacevole poteva, senza dubbio, accadermi che l’interruzione della nostra corrispondenza; pechè, quaatunque disegnassi a tempo e ancora fuor di tempo di ristorarla, tuttavia non m’occorse mai nessun modo col quale io potessi promettermi di ciò fare con sicurezza. Nulla osta che non ci scriviamo le solite lettere e le altre di mera officiosità; ma s’io non posso pienamente trasfondere l’animo mio in quello dell’amico, mi trovo compreso da somma molestia; nè posso indurmi a scrivere quelle cose comuni ed insulse, senza sentir suscitarmisi un sentimento d’odio contro l’umana malignità.
Mi fa meraviglia che siasi costà inferito di lamenti da me fatti pel tradito segreto di alcune mie lettere; perocchè di tal cosa non ho mai parlato con anima viva, nè vi fu mai ragione di farlo. Contuttociò, affinch’Ella non debba prendere una pagliuca per una trave, spiegherò qui la bisogna com’essa ebbe luogo. Quel tale di che ora si tratta, mi diresse pel primo una officiosissima e umanissima lettera: continuò poi a scrivermi con assiduità e, com’io credo, con grande amore e benevolenza verso di me. Lo reputai buono e integerrimo uomo: frequentava, in fatti, dì e notte il palazzo dell’ambasciatore Foscarini, mi mandava le lettere di Lei e quelle del signor Leschassier, ch’io amo, onoro e venero sommamente. Un anno fa mi fu fatto sapere da un nobile ed ottimo personaggio, che colui aveva consegnato certe mie lettere al Nunzio pontificio. Io che non gli avea mai scritto di cose letterarie, ma soltanto le novità correnti nel paese (nè in verun tempo quelle che sono commesse alla mia fede, a cui