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lettere di fra paolo sarpi. | 263 |
monio di Spagna senza rompere con Reformati. Resto ben io ancora alquanto turbato per l’ambasciatore che va in Olanda; ma Dio condurrà ogni cosa a sua gloria, e a quello ch’è meglio per noi, quantunque per incapacità nostra ci paresse altrimenti.
La morte del duca d’Orléans sarà, senza dubbio, fomento alla speranza di qualche inquieto; ma finalmente, purchè piaccia a Dio condur il re nella maggiorità ogni altro male sarà rimediabile. È necessario che il principe di Condé riceva delle repulse, non comportando lo stato suo che vi sia fine de’ suoi disegni; e se fosse compiaciuto in quello che dimanda, dimanderebbe altro ancora. È prudenza, poichè non si può contentarlo affatto, di porsi più tosto al primo che al secondo.
Avrà tra quattro giorni li sermoni della beatificazione del padre Ignazio,1 li quali il Signor Barbarigo ha ritenuto per leggerli. Mi son ricordato di aver una istoria di quanto passò in simil proposito in Siviglia: ne ho un esemplare stampato in quella città: io l’ho fatto copiare, credendo che dovrà esser di gusto a V.S. ed a qualche altro amico costì. Io veramente tengo la stampa per cosa carissima, imperocchè, se mi fosse narrata una tale azione, non la crederei.
Ma in proposito de’ Santi, al presente abbiamo novamente Carlo Borromeo,2 del quale si parla, e
- ↑ La beatificazione avea avuto luogo sino dal 1609, ma la santificazione non avvenne (come si disse altrove) se non tredici anni dopo. Sembra che la difficoltà nascesse dal non potersi provare che il Loyola (di cui non voglionsi perciò impugnare l’eroiche gesta) avesse mai fatto miracoli.
- ↑ La canonizzazione di S. Carlo Borromeo fu come resa