Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
258 | lettere di fra paolo sarpi. |
tore si dia ben tosto un successore, e forse la sorte cadrà sopra un ottimo personaggio, la cui mercè potremo scriverci con piena sicurezza. Frattanto, siccom’io ricevo di quando in quando lettere dal signor De l’Isle, così le avrò più gradite quando mi vengano in compagnia delle sue: mi duole tuttavolta che se queste dovranno prima esser mandate ad Orléans, affinchè qua tornino, e le mie far dovranno altrettanto cammino, noi avremo le vivande a cena già compita. Finchè tuttavia non ci sarà concesso di conseguire ciò che vogliamo, sarà opera di saggezza il voler ciò che possiamo.
Sono di recente accadute in Roma due morti assai memorabili. La prima, di Guglielmo Rebaudi, che dopo avere abiurata la religione riformata, visse colà in questi ultimi anni. Costui servì la Curia a dritto ed a torto, nel bene come nel male; e siccom’era valentissimo nel detrarre all’altrui fama, così scrisse più cose contro i riformati e in favore dei romaneschi. Tra le altre compose un opuscolo contro il re della Gran Bretagna, intitolandolo: Il Re e la Legge d’Inghilterra debellati; nè io mi ricordo di aver mai veduto nulla di più petulante di codesto opuscolo. Alla fine, per essersi scoperta una certa pasquinata contro un uomo di prima sfera e regio ministro di Francia, a istanza dell’ambasciatore del re, fu gettato in carcere; e ricercati e presi tutti i suoi scritti, se ne trovò tra gli altri uno contro il pontefice, fatto non col proposito di divulgarlo, ma per isfogo di male affetto ingegno: e per tal cagione, il misero venne decapitato.1 L’al-
- ↑ Di questo miserabile, più degno di spregio che di