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248 | lettere di fra paolo sarpi. |
al primo (e questo è certo), altri dicono acciò non fugga, altri acciò non si faccia cappuccino.1
La cosa successa in Palermo è stata tollerata. Di quella del vicario Padovano si è parimente taciuto; ma fatto fare ufficio al duca di Modena, al quale non è data soddisfazione.
Di Castelvetro altro non s’è detto, se non ripreso il Nunzio perchè non abbia protestato. Il papa è risoluto di vivere allegramente, e attendere a fare quiete al presente. Il duca di Savoia ha fatto intendere alli Cappuccini, che nel suo Stato non vuole di loro, se non sudditi naturali suoi. La cosa dispiace, ma si sopporterà. Trattano li Spagnuoli di fortificar Cisterna, ch’è un luogo confine tra il ducato di Milano e il Piemonte; e quello che importa, ch’è feudo del vescovato di Pavia,2 onde dispiacerà e al duca e al papa. Questo lo sopporterà, e quello non può resistere.
Abbiamo la morte della regina di Spagna,3 e avviso che la vita del duca di Lerma sia in pericolo; del quale se la morte succedesse, saria senza nessun dubbio con gran mutazione dello stato presente, non però con pericolo di guerra, ma d’un genere di negozio in un altro.
La nostra cifra sì come è tanto sicura, ch’è impossibile levarla, così ha questo difetto, che un mi-
- ↑ Può darsi che la diversa natura di Vittorio Amedeo da quella di Carlo suo padre, gli destasse talvolta il pensiero di ritirarsi dai pubblici affari: contuttociò, il proposito che qui si accenna, ha sembianza di cicaleggio volgare.
- ↑ Nella Lettera CLXXXVI lo avea detto feudo del vescovo d’Asti.
- ↑ Margherita d’Austria, figlia dell’arciduca di Gratz. Codest’albero asburghese copriva allora (com’è noto) co’ suoi rami la faccia della terra.