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lettere di fra paolo sarpi. | 245 |
fu fatta prigioniera per l’accusazione da lei intentata, o pur se essendo in prigione per altro, sia passata all’accusa per meritar perdono. Mi farà grazia sodisfacendo alla mia curiosità.
Al signor Molino ho fatto l’ambasciata comandatami da V.S.; il quale le rende mille saluti, e desidera restar perpetuamente nella sua memoria e grazia, e aver occasione di servirla.
Ben era vero1 che Barbarigo li sarebbe riuscito caro; ma le aggiungo che nel parlar di lui non ho saputo dire tutto quello ch’è, poichè ha tutte le buone parti degl’Italiani, e nessuno delli difetti di questa nostra nazione.2 Io prego V.S. che, uscendo qualche cosa dall’ingegno dell’Anti-Cottone, voglia mandarne quanto prima un esemplare a Barbarigo per me.
Qui si maneggia qualche cosa contra i Gesuiti di conseguenza non leggiera: Dio voglia prestar il suo divino aiuto alle buone intenzioni.
Per dirli alcuna cosa di nuovo delli disegni del duca di Savoia, non sappiamo nè il futuro nè il presente. Egli non ha più che 7000 soldati per Ginevra sono pochi, per Bernesi meno: quello che disegni di fare, non so se lo sappi esso stesso.
In continuazione di quello che contiene l’esempio della cifra, per non replicarlo, il vicerè ha detto pubblicamente in consiglio, che se li Gesuiti faranno un’altra azione simile, sarà costretto imitar li Ve-
- ↑ Sarà, forse, da correggersi: certo.
- ↑ È chi, per eccesso di patriottismo, vantasi talvolta di avere in sè le qualità tutte quante, buone e cattive, della propria nazione. Meglio però sarebbe il meritare la lode che da due frati italianissimi (Vedi l’ultimo paragrafo) veniva già data al buon Barbarigo.