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232 | lettere di fra paolo sarpi. |
l’intermedio di Sassello,1 passano dallo Stato di Milano nel Finale, e per conseguente al mare, sempre su ’l loro: cosa di molto momento, poichè non averanno più bisogno di Genovesi per passar, le genti d’arme di Spagna e di Napoli nel ducato di Milano. Tutti li principi italiani restano poco contenti; ma li duchi di Savoia e di Mantova molto ingelositi. Con tutto ciò, facendo il mio pronostico, tengo che li Spagnuoli non renderanno il luogo, e che finalmente ognuno se la porterà in pace.
In Sicilia è occorso, che volendo il vicerè punir un prete non so per che delitto, egli si salvò in chiesa, e l’arcivescovo lo difendeva e per esser prete e per esser in chiesa. Le quali cose non ostanti, il vicerè lo fece levar di chiesa, e impiccare immediate. L’arcivescovo, pronunciò il vicerè scomunicato, e il vicerè fece piantar una forca innanzi la porta del vescovado, con un editto di pena del laccio a quelli ch’erano di fuora, se entravano, e a quelli di dentro, se uscivano fuora. Di questo è stato mandato corriere espresso a Roma, dove non hanno molto piacere che si parli di successi di questo genere;
- ↑ Oggidì grosso borgo degli Stati Sardi, e feudo un tempo dei Doria. Al cominciare del secondo decennio del sec. XVII, aspiravano insieme a possederlo tre limitrofi potentati; il re di Spagna, il duca di Savoia e la repubblica di Genova. Quest’ultima avendolo ottenuto, e strettone ancora il mercato coll’imperatore, che arrogavasi il diritto di venderlo, Carlo Emmanuele avrebbe voluto prevenirla col farlo invadere da’ suoi soldati; ma si trovò invece prevenuto dagli Spagnuoli, mandativi dal governatore di Milano, e che poterono rimanervi per ispazio non molto minore d’un anno. Ciò spiega come nella Lettera precedente potesse darsi come notizia corrente, che il duca stesso di Savoja avesse “preso certo luogo appartenente ai Genovesi ec.„ (pag. 229-30.)