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lettere di fra paolo sarpi. 15


Non è dubbio alcuno, che la proibizione fatta a Roma delle fatiche di monsieur di Thou, non sia per portarli onore, e per far la sua Istoria più desiderabile. Io son intento aspettando che cosa sarà fatta dal Parlamento, poichè è toccato l’arresto suo contro Giovan Castello, il quale non potrebbe offendere la corte Romana più di quello che già fa.

Intorno alle cose di guerra, qua si tiene che non debbi succedere, non essendo possibile, quando una parte è risoluta di non volerla: perciò si è fatto la tregua di Olanda, e perciò si crede che si farà una cession totale di quelli Stati1 alli principi pretendenti. Così si lasciano intendere li Spagnuoli. È vero che, dall’altro canto, si vedono mandar molti danari in Germania; da che si raccoglie contraria conclusione: però non facendosi levata de’ Svizzeri, come non si vede sino al presente, pare più verisimile il primo pronostico, che il secondo.

L’avviso venuto costì di guerra in Ungheria, non ha nessuna verità. La vorrebbono ben seminare li Romani e li Spagnuoli; ma non lo vogliono nè li Turchi nè li Ungheri.

Il gentiluomo inglese per cui V.S. mi inviò lettere, fu a vedermi essendo venuto da Padova, e mi promise di rispondere alla lettera, e inviarlami quando fosse tornato nella medesima città. Io non ho potuto aver gusto di parlar con lui, se non per interprete. Quando V.S. mi mandò già una lettera per Vincenzo Querini, io non sapevo chi quello si fusse, ma due giorni dopo seppi che era il residente del duca di Mantova in questa città. E perchè egli era al-


  1. Intendasi, degli Stati di Germania, allora in tanto subbuglio.