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lettere di fra paolo sarpi. | 221 |
poco dipenderà da Roma; e stimo questa mutazione per una cosa di gran conseguenza.
Credo che V.S. averà intesa l’espulsione delli Gesuiti dalla città d’Aquisgrana, che potrà esser esempio ad altre città imperiali; ma sopra tutto io stimo il modo.
Qui si tiene per certo che l’imperatore e il fratello s’accorderanno; ma tutto sarà con diminuzione. Qui in Italia il duca di Parma ha messo prigione molti de’ principali sudditi suoi, senza dubbio per qualche tradimento:1 sono alcuni, che dicono per intelligenza con Spagna contro Torino. Mantova e Modena faranno assemblea, e esso Torino propone di andar a Venezia; ma è uomo tanto chimerico, che non è buono per far niente, massime qui.
Io sto con molto desiderio della venuta del corriere frequente, per intendere che V.S. sia risanata: il che io spero, e vorrei che fosse per lungo tempo, non piacendomi cotesto frequenti recidive.
Del negozio intorno Ceneda vanno le cose ben quiete con il papa, ma però ben tarde; e, come credo, innanzi sarà necessario che si riscaldino e forse che si affoghino. Ma se Dio non dà buon progresso alle cose, non si bisogna sperar che le opere umane possino capitare a nissun buon fine, e mas-
- ↑ Questo imprigionamento segna la scoperta e insieme il principio della sanguinosa vendetta che Ranuccio Farnese, un anno dopo, ebbe presa sopra i nobili parmensi, e dell’un sesso e dell’altro, che contro a lui avevano congiurato. Chi voglia leggerne una succinta ma efficace narrazione, la cerchi nella Continuazione del Guicciardini dettata da C. Botta (lib. XVI); chi bramasse conoscerne i più minuti particolari, interroghi i documenti, e il racconto che li precede, messi di recente in pubblico (Parma, 1862) da Federico Odorici.