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218 | lettere di fra paolo sarpi. |
CLXXVIII. — Al medesimo.1
Questo corriero non mi ha portato lettere di V.S.: il che le dico solo per avviso. Io parimente ho poca materia da scrivere, passando le cose qui in Italia con tanta quiete, che maggiore non si potrebbe pensare nè desiderare. Faccia Dio che sia perpetua, s’è però a sua gloria e beneficio nostro. Solamente il duca di Savoia sta guardato, come se fosse tra nemici. Ha fatto venir 900 Savoiardi in Piemonte, e posti nelle sue terre 1500 Svizzeri. In Savoia difficilmente si quieta, o perchè abbia ragione di suspicare, o perchè pretenda averla.
Ma le cose di Germania sono bene in molte alterazioni; e sebbene pare che tra fratelli Austriaci sia per conciliarsi concordia, nondimeno sarà con diminuzione dell’uno e dell’altro. La morte del duca di Sassonia2 pare bene che possi aver conseguenze di comune beneficio: nondimeno l’evento delle cose è così incerto, massime in quella regione, la quale ancora non s’è liberata affatto dell’ozio invecchiato, che malamente si può predire cosa alcuna.
Sono già venute nuove qua, che l’assemblea di costì abbia avuto fine tranquillo, con soddisfazione di tutti. Il che dà manifesto segno che Dio riguarda cotesto regno con occhi di pietà: ma di questo io aspetto d’intenderne qualche particolare da V.S. Mi dà un poco di noia che Barberigo partirà presto; onde resto in gran pensiero come si continuerà la