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lettere di fra paolo sarpi. 203


Ma tornando a Baronio, la corte romana ha fatto querimonia in Spagna dell’editto, e ha ricevuto risposta molto grave e dura. Nella congregazione dell’Inquisizione tuttavia vi pensano, ma credo che sarà difficile ritrovar quello che vorrebbono.

Io reputo certamente, che la Francia avrà bisogno del governo di Sully,1 il quale sarà conosciuto in assenza più che in presenza. Rendo grazie a V.S. dell’avviso che mi dà in questo particolare, il quale mi è grato. Io tengo per cosa certa, che non sarà niente di male per Ginevra.2

Ma se il duca di Savoia sia pazzo o savio, non glielo posso dire: si vedono indizii di questo e di quello. Io concludo che la sapienza e la pazzia siano attaccate per le code, e che non si possa venir all’estremo d’uno senza dar nel principio dell’altro. Ma forse che il tutto è opera di Dio, che vuol insieme fare il bene, e mostrar la difficoltà che vi è di farlo per mezzi umani.

Sono stato attonito e quasi senza poter credere, ch’Espernon ricerchi i Riformati: dico bene che gran fatto sarebbe crederlo. Ho sentito con dispiacere la ritirata del primo presidente di Harlay, la quale non dirò esser tanto quanto la morte del re; ma, per mio concetto, tra tutti gl’infortuni occorsi dopo quella, questo è il maggiore.3 Non posso sperar bene di Verdun, essendo stato favorito dal papa e dai Gesuiti; i quali sanno bene quello che fanno, e conoscono l’interno degli uomini. Affermo a V.S.


  1. Si vedano la nota 1 a pag. 183.
  2. Di ciò torna a parlarsi anche nella Lettera seguente. E vedi la nostra nota a pag. 198.
  3. Vedasi la pag. 112 e la nota a ciò relativa.