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198 lettere di fra paolo sarpi.

il decreto di Spagna contro il tomo undecimo di Baronio; il quale, se bene proibisce solo la parte che tocca la monarchia di Sicilia, nondimeno mi pare che sii una macchia a tutta l’opera, e all’autore medesimo ancora, al quale vengono dati epiteti che toccano la coscienza e la realtà dello scrittore.

L’ufficio che V.S. ricorda verso il signor Casaubono, sarà fruttuoso, e procurerò che sia fatto efficace da Wotton, che fu ambasciatore qui. Credo che le gran preparazioni che si fanno per la difesa di Ginevra faranno sfumar tutti i disegni, se pur ve n’erano; perchè quanto a me, credo, che più tosto fossero rivolti a Berna.1 V.S. tenga per certo, che il duca di Savoia è inquieto, e farà qualche gran male a Francia, ovvero a Spagna, ovvero a Italia, ovvero a sè stesso. Non fu buon consiglio che diede Bouillon di mandar il figlio in Spagna, e dubito che la Francia farà sempre di questi errori.2

In Italia non abbiamo alcuna cosa di nuovo, se non che di Spagna hanno levato 13 mila ducati d’entrata al Contestabile, che egli aveva in regno di Napoli; ed è fama che si pensi di levargli anco il contestabilato, che importa d’entrata 11 mila:


  1. Erroneamente leggevasi nella prima stampa: Genova (e così più volte) e Brescia. Si vedano ancora le pag. 203 e 205.
  2. Secondo alcuni storici, fu il pontefice Paolo V che determinò Carlo Emmanuele a mandare in Ispagna il principe Filiberto a fare al re Filippo III proteste che, comunque si volesse colorarle, sentivano pur sempre di umiliazione. Adempiè il giovane a sì difficile atto con fermezza e dignità; ma il padre, o per le forme usate o pel poco buon esito della cosa, ne montò poscia in furore; e sarebbesi abbandonato alle imprese più temerarie, anche a danno degli Svizzeri, se non lo avesse trattenuto il contegno e il troppo espresso dissenso della corte di Francia.