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lettere di fra paolo sarpi. 183

si ricorderanno l’incomodo della guerra ed i comodi della pace, staranno salde.

La conservazione di Sully mi piace sommamente,1 per gli avvisi che possono ricevere i riformati, e per qualche contrappeso che potrà fare a Villeroi. Se alle altre contrarietà che hanno i Gesuiti s’aggiunge anco l’istanza de’ riformati acciò siano scacciati, sarà facil cosa che si veda il fine dell’impresa. Senza dubbio, nelle cose che passeranno, bisognerà che gli Ugonotti sieno rispettati, ed essi faranno bene a non perdonare e a domandare; massime che tutto quello che sarà in lor favore, sarà in servizio di Dio ed utilità del re.

Se quelli della società pel Canadà fossero informati del travaglio che i padri Gesuiti dànno ai Portoghesi nell’Indie Orientali, non li riceverebbono mai in compagnia. Ho veduto con gusto i capitoli: così prego Dio favorisca quella società, se sarà senza Gesuiti.

Per venire alle cose nostre, Italia è piena di allegrezza per la concordia col re di Spagna, essendosi già fermata ogni provvisione di guerra, e dovendosi fra pochi giorni disarmare una parte e l’altra: il che piaccia a Dio che sia a sua gloria. Ma di Germania non abbiamo nuove di quiete, perchè l’imperatore, pieno di sospetto, non vuol disarmare le sue genti. Il duca di Sassonia ha avuto promesse da’ suoi


  1. Il duca di Sully (Vedi la nota 2 a pag. 22) non si ritirò per allora dalla corte, nè la bigotta reggente nè il suo vile favorito avrebbero mai trovato il coraggio che sarebbe stato necessario a cacciarnelo. Egli bensì volle uscirne spontaneo, per non dover piaggiare a un Concini, nella età ancor fresca di 51 anno, e dopo averne spesi ben 14 amministrando sapientemente le finanze del regno.