Pagina:Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu/189


lettere di fra paolo sarpi. 181

quali, essendo state portate qui in italiano, sono state lette con avidità, gusto e frutto.

La copia del processo fatto a Ravagliac ha bene alcuni punti molto considerabili, e dovrebbe istruire chi governa cotesto regno, quanto importi che non vadano attorno false dottrine; chè Ravagliac non sarebbe venuto a quella parricidiale risoluzione, se non avesse creduto (come ho detto) che il papa fosse Dio. Tengo che questa copia di processo sia vera, ma con qualche opinione che vi sia qualche cosa di più, che non sia pubblicata perchè non fosse conveniente. Ma benchè sia saputa da quelli a chi appartiene, mi pare ancora che la somma sapienza de’ Gesuiti alcune volte venga meno; poichè, prendendo facoltà di poter insegnare in codesta città, non è stato opportuno col libro del Bellarmino pubblicare che sorte di dottrine insegnerebbono; e mi pare che si dovevano ben contentare col buon mercato fatto loro nella causa di Mariana, senz’aggiugnerne una nuova.1


  1. “Lo scopo principale di questo libro si è di dare ai sudditi il permesso di ammazzare i re... Esso fu stampato alcuni mesi prima che avvenisse il parricidio di Enrico IV, e i nemici del bene e della quiete della Francia l’hanno fatto introdurre in questo Stato in un momento che, a cagione della reggenza, credevano infiacchite le sue forze.„ (Discorso del primo presidente del Parlamento alla regina reggente.)
         Il libro del Bellarmino fu, per ordine del Parlamento, effettivamente bruciato per mano del carnefice.
         Lo stesso destino ebbe quello di Giovanni Mariana, gesuita spagnuolo, intitolato: De Rege et Regis institutione, stampato a Magonza nel 1605; del quale ecco l’opinione su Iacopo Clemente, assassino di Enrico III:
         “Iacopo Clemente, domenicano, nato a Sorbona, piccolo villaggio degli Edui (l’Autunnese), studiava teologia in un collegio del suo ordine; ed essendo stato instrutto dai teo-