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lettere di fra paolo sarpi. 161

per le cose presenti, non mi maraviglierei quando si contentasse dell’ignoranza. In una parola, è fiorentina. In fine, qualche mutazione sarà, perchè la pratica presente non è buona.

Le cose di Germania, se bene paiono accomodate, però il non voler l’imperatore licenziare le genti di Passau, e la perseveranza di Sassonia in voler parte nelli Stati di Cleves, le differenze tra Neufbourg e Deuxpont per la tutela, sono seme di molte turbolenze.

Noi non possiamo saper per ancora quello che debba esser in Italia. Si crede di doverlo intendere alla venuta del contestabile di Castiglia: però, siccome sono quattro mesi che crediamo di settimana in settimana esser chiariti, e più siamo in tenebre che mai, così potrà essere che saremo anco allora. Quel ch’è in fatti, si è che il duca di Savoia attende a rassegnar e aumentar le sue genti; le spagnuole non diminuiscono, anzi col Contestabile verranno più di quante si credeva.

Il duca di Mantova e qualche altro principe d’Italia sono in molta gelosia, perchè trattano li Spagnuoli di comprar Castiglione da quel marchese, luogo situato tra Mantova e Brescia, e atto a ricevere buona fortificazione; e perchè si sono impadroniti della rôcca di Correggio, e se bene dicono di restituirla, non hanno ancora effettuata la promessa. In Venezia i papisti e cattivi sormontano e avanzano assai: cosa che fa dubitare molto. Dio però soprasta a tutte le cose, e a noi conviene contentarci di quello che sarà di suo santo beneplacito. Salutano V.S. il signor Molino e padre maestro Fulgenzio; e io le bacio riverentemente la mano.

Di Venezia, li 23 novembre 1610.



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