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150 lettere di fra paolo sarpi.


Il signor Castrino non ha mai mancato di mandarmi tutte le belle cose che escono in luce costì, e per questo resto molto obbligato e a lui e a V.S. Intorno a che presi anco ardire nella mia passata di pregar V.S. per l’Apologia in francese, e non in altra lingua, del padre Richéome; nè al presente saprei che vi fosse altro necessario per i miei usi. Il signor Molino scriverà per questo spaccio al signor ambasciatore, che dia il pacchetto al signor Agostino Dolce; e se a V.S. tornasse fatto senza suo incomodo di trovar alcuna di quelle apologie, mi farà piacere. Il suddetto signor Agostino, ovvero il signor Anselmi, segretario dell’ambasciatore, che torna in qua, me lo porterebbe. Ma il tutto sia senz’alcun incomodo di V.S., sì perchè nessuna cosa mi sarebbe grata con quello, come anco perchè il bisogno non merita che sia preso incomodo. Mi pare che Cuiacio scrivesse alcune cose in Canonica,1 e noi qua in Italia non le abbiamo mai vedute: le altre opere sue sono qui frequenti e celebrate, e io le leggo con gusto e frutto, che mi fa credere che anco le Canoniche siano altrettanto degne, se non più. Mi sarebbe molto grato sapere se si trovano; il che potrà V.S. una volta intendere, quando per qualche accidente si troverà a Parigi.

Ho più volte pensato di ampliar la cifra con note per le sillabe più usate; ma perchè non sono le medesime quelle della lingua francese e dell’ita-


  1. Il sommo giureconsulto, Giacomo Cuiacio, visse alienissimo da tutte le controversie religiose e teologiche; e come i grand’uomini sono per lo più fissi in una sola idea, quando d’esse udiva parlare, soleva rispondere: Nihil hoc ad edictum prætoris.