Pagina:Sarpi - Lettere, vol.2, Barbèra, 1863.djvu/152

144 lettere di fra paolo sarpi.


La serenissima Repubblica vietò incontanente che si venda, ritenga o introduca un tal libello ne’ suoi domimi, acciocchè il popolo di tal veleno non venga infettato. Ma che? Una peste siffatta verrà inoculata in segreto nelle confessioni, e verrà pure spacciata come credenza cattolica. Laonde è da vigilare con maggior cura, che non sia lor data facoltà di ammaestrare la vostra gioventù, e non fidare nelle loro promesse, o nei giuramenti che pur prestassero di osservare le leggi della Università. Costoro posseggono due arti: l’una, colla quale scapolano dai lacci e dai legami di qualsivoglia promessa e giuramento, coll’equivoco, colla tacita riserva e colla restrizione mentale; l’altra, e più occulta, con cui, come il riccio, sanno penetrare negli altrui più angusti recessi, sapendo bene che col dispiegare le pungenti loro spine, ne otterranno per sè stessi il pieno possedimento, esclusone il padrone. Così entrati in Francia a qualunque patto, aspettarono o prepararono le occasioni nelle quali oggi possono più liberamente adoperarsi. Mi duole altresì che, non solo per vostra colpa, ma per nostra egualmente, moltissimi tra i Francesi abbiano degenerato e si lasciassero dalle straniere dottrine corrompere. Temo ancora che il male non si dilati vie più; mentre vedo che nessuno fra gli avvocati volle assumere la causa della Università, se non per comando lor fattone dal Senato.1 E siccome fu, contro gli usi, proibito l’Anti-Cottone, temo altresì che non vi gettino in una guerra civile: il che Dio tenga lontano, come ne lo supplico con tutto l’affetto dell’animo.


  1. Si sa come i Gesuiti fossero generalmente temuti non solo pei loro intrighi, ma ancora per le private vendette.