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lettere di fra paolo sarpi. 141

che li doni buon principio, e felice esito: la quale anco prego che doni a V.S. ogni prosperità presente e perpetua; alla quale bacio umilmente la mano.

Quanto all’abiurazione di Fra Fulgenzio, non le posso parlar con certezza, salvo in questo particolare, ch’egli nella chiesa non parlò, e che aveva la bocca chiusa con sbavaglio. Se in secreto abiurasse, può esser vero; ma non è già solito farsi con quelli a’ quali si legge la sentenza in chiesa, come a lui.

Il libro del Bellarmino è proibito qui con un rigore estraordinario; come ancora si farà a tutti i libri che vengono dalle contrade del Tevere, e particolarmente quando sono opere uscite da’ gabinetti de’ padri Gesuiti; quali hanno giurato d’avvilire ogni potenza, per poter meglio rendere quella del papa superiore ad ogni altra. Però ho ferma credenza che Dio vi metterà la sua mano, per liberar la Chiesa da questa peste.

Di Venezia, 28 settembre 1610.




CLVI. — A Giacomo Gillot.1


Niuna maraviglia che la morte di Enrico il Grande abbia immerso nella tristezza e nel lutto la S.V. ed ogni buon francese, stantechè lo stesso caso afflisse grandemente noi pure, a cui non tocca così da presso. Fu, invero, una comune calamità, che troncò le speranze dei buoni e accrebbe l’au-


  1. Impressa, in latino, tra le Opere dell’Autore ec., pag. 13; e trovasi ancora nella Raccolta di Ginevra, a pag. 598.