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134 | lettere di fra paolo sarpi. |
mento sulla causa de’ Gesuiti: i quali però io tengo che, quantunque fossero perditori, vinceranno; perchè finalmente riceveranno la condizione d’assoggettarsi agli statuti dell’Università, di che però non ne faranno niente. Il solito loro è di entrare ad ogni condizione, perchè hanno ben essi l’arte di farsi padroni di quelli che gli avranno legati con regole. Qua si contenterebbono di venire a vogare per galeotti con i ferri ai piedi; perchè, entrati, saprebbono bene e sciogliersi loro e legare gli altri. Non è meraviglia che procedano con tanta petulanza in Francia: anco in Roma ne usano. Avevano eretto nella loro chiesa una compagnia spirituale di sbirri solamente (i quali sono in quella città in gran numero), sotto pretesto d’insegnar loro la dottrina cristiana e gli esercizi spirituali; e s’erano fatti così presto padroni, che il governatore e la Corte non potevano più maneggiarli: onde, per querela ch’esso governatore fece al papa, la compagnia è stata disfatta.1
Ho letto con gusto l’Anti-Cottone;2 il quale però avrei voluto in qualche parte più pungente, poichè non è vizio la immodestia contro i petulanti; e non è dubbio alcuno che la libertà francese in iscrivere contro i disordini che nascono per favore de’ potenti, fa di molto bene, aprendo gli occhi a quelli che sono di buona natura e non perspicaci, ed impedisce che
- ↑ Di questo fatto che solo basterebbe a caratterizzare le tendenze, a tutti perniciose, della setta gesuitica, torna a parlarsi, con altre circostanze, nella Lettera che segue.
- ↑ Anti-Cotton è il titolo di un’acerbissima opera satirica, in cui volevasi provare che i Gesuiti erano rei del parricidio di Enrico IV, e pubblicata in quell’anno a Parigi.