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6 lettere di fra paolo sarpi.

ne difendiamo colle esposizioni e colle limitazioni; giacchè non ci è dato il respingerle apertamente, come si converrebbe.

Se l’anglico giuramento proposto dal re ai Cattolici venuto ci fosse nella sua nudità, e non frammisto alle controversie proprie del secolo, sarebbe stato dai più periti approvato. Ma poichè e il re e coloro i quali scrissero di quello, sorpassarono i limiti del giuramento medesimo, n’è proceduto che chi ne approva gli articoli, dimostri come di accoglierne tutta la dottrina, e però dia di sè mal sentore. Dio volesse che quel re avesse pur trattato le regie cose, e si fosse dalle teologiche astenuto! Stimo tuttavia ch’egli abbia operato prudentemente, perchè forse così giovava agl’interessi suoi propri, ed era da trattarsi di tal modo co’ suoi sudditi; ma per le cose nostre, diverso è il modo che ci bisogna. Noi non vogliamo mescolare il cielo colla terra, nè le umane cose colle divine. I sacramenti e quanto vi ha di religioso, lasciar vogliamo a lor luogo: solamente si conviene ai principi lo affermare la loro potestà mediante le divine scritture e la dottrina dei Padri.1 L’autore del libretto Tortura Torti si raccomanda in questo, che dalle controversie, quanto più può, sta lontano. Nulla giova più ai romaneschi, che quando dir possono che non già essi, ma la religione medesima viene assalita.

Il pontefice tratta con questa Repubblica così delicatamente e dolcemente, che nessuno degli antecessori ha mai fatto altrettanto. Non sono ancora


  1. Ecco una professione la più esplicita che mai possa desiderarsi, del fine che il Sarpi erasi proposto nelle sue controversie con Roma.