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lettere di fra paolo sarpi. 129

per la stessa libertà. Io li conobbi ammaestrati a maraviglia del come occorra far uso della prospera fortuna. Eglino certamente mai non ripiegheranno le vele, nè occasione alcuna sfuggirà loro di mano. Lessi l’opuscolo scritto a nome della Università, e lodo l’ingegno e la prudenza dell’autore; ma i Gesuiti non si commuovono per rumori: essi tirano innanzi perseverando nelle loro opere; e per quanto altri seriamente li combatta, non desistono dal loro proposito. Provocarli con leggera battaglia è lo stesso che indurli a vera guerra.

Non so che alcuno abbia raccolto i passi degli autori che approvano l’assassinio dei principi: ricordo bensì di averli io letti in molti di quella Società; ma i luoghi non ne appuntai, perchè una tale dottrina in Italia, dove i Gesuiti signoreggiano, è difesa qua e là da tutti. Qui dove il principe non vive in una sola persona, non ne abbiamo paura. Gli altri principi italiani, perchè figli de’ Gesuiti, se ne tengono sicuri; ma il Bellarmino pubblicò poco fa un opuscolo contro il Barklay, facendo vista di difendere quanto il Barklay avea combattuto della dottrina stessa di lui, ma in realtà (com’io credo) acciocchè con proprio e particolar trattato si divolgasse la sua dottrina intorno alla onnipotenza del papa. Ivi egli sostiene, come se fossero articoli di fede, la potestà nel pontefice di scomunicare i principi, di sciogliere i sudditi dal giuramento e dall’obbedienza, ed eziandio di privar quelli del dominio e dell’impero, non solo per colpe commesse, ma per qualsivoglia causa che al papa sembri sufficiente: nè ciò senza ingiurie nè contumelie verso coloro che sentono in contrario, ai quali dà infamia peggiore che


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