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lettere di fra paolo sarpi. 5

CXXI. — A Giacomo Leschassier.1


Dopo letta la sua lettera del primo dicembre, recapitatami ieri, presi tosto l’Haymon e scorsi tutta la donazione di Childeberto: essa servì moltissimo allo scopo mio, essendo che il borgo in quella donazione nominato appartenga ancora all’abbate donatario. Noi pure in Italia interpretiamo siffattamente le vecchie donazioni, che vi s’intende la giurisdizione, come la chiamano i fiscali. Le rendo perciò infinite grazie.

Circa l’appellazione dagli ecclesiastici che hanno giurisdizione, i romaneschi hanno lite con noi, e insieme coi Milanesi. Si appoggiano i primi al capitolo Romana SS. debet de appell.; gli altri al contrario si appoggiano sul diritto e sulla consuetudine di tutti i regni. Fra i giureconsulti, pochi ne abbiamo che sentano con noi. Il Covarruvias, perchè prova e difende ciò, è dai Gesuiti dipinto nell’inferno. I Francesi toccano brevemente la cosa, come incontroversa2 presso di voi; altri, quando dicono: abbiamo il testo nel corpo del diritto, si pensano di aver trionfato. Dio volesse che noi facessimo di Bonifacio3 quel conto che si fa dai vostri! Nella Collezione di lui sono molte cose che ci dànno molto da fare: ma noi ce

  1. Stampata in latino tra le Opere ec. dell’Autore, tom. VI, pag. 69.
  2. Stimiamo errore dell’edizione latina il leggersi in essa: in controversiam.
  3. Cioè di papa Bonifazio VIII, in quanto egli fece raccogliere le Decretali emanate dopo Gregorio IX, e a quel nuovo libro pose il titolo di Sesto.