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120 lettere di fra paolo sarpi.

per venire a quel fine. Al quale non potendo, per la costanza del duca, arrivare, si ritrovano in gran perplessità: perchè, disarmandosi senza aver ottenuto il disegno, perdono la riputazione; adoperar le loro armi, adesso non possono per difetto de’ danari e capitano; invernar le genti sarà totale ruina di quello Stato già desolato. Il duca, a cui queste cose sono note, temporeggia; perchè esso vince sempre che Spagnuoli non ottengano il loro fine; e oltre che essi non si possono muovere, egli li trattiene con la deliberazione di mandar il figlio in Spagna: l’esecuzione di che si può ben differire, come altra cosa si è differita; e mandatolo per Francia, si può anco farlo fermar per viaggio, e ritornare.

Debbo ancora dire a V.S. qualche cosa del secreto de’ principi. Il papa non vuol guerra, stando tanto bene, che megliorare non può; ma è in gran pericolo di deteriorare: per il che, risguardando le ragioni umane, bisognerebbe concludere che tanti apparecchi si risolveranno in niente. Ma Dio soprastà a tutti, e conduce a sua gloria, contra i disegni umani, quello che il mondo invia tutto altrove. In tutte queste occorrenze, nessuna cosa per mio credere più nocerà al bene, che la superstizione della regina; e tanto più, quanto, come V.S. dice, vi è la cattività del matrimonio.1

A me dispiace, che il zelo, quale V.S. vidde, qui è mortificato, se non estinto;2 poichè il papa non


    che nel difendere i suoi Stati e la sua dignità, non curava più che tanto le minacce nè gli aiuti stranieri!

  1. Parrebbe allusione alla malignità dei due coniugi Concini.
  2. Una sola cosa vogliamo qui far osservare; ed è la consonanza di queste parole con quelle che si leggono al principio della Lettera CXLIX, pag. 109.