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104 | lettere di fra paolo sarpi. |
Ho considerato quello che V.S. mi scrive del gesuita vantatosi di far un esercito, e la quantità di danari che si ritrovano: mi pare cosa che bisognerebbe non trascurare. Io so bene che, con tutto il bando di Venezia, cavano però di là quantità grande di danari, e non possono esser impediti: e se questa è la volontà di Dio e predizione delle sante Scritture,1 li uomini non potranno fard altro se non accomodarsi alla sofferenza.
Mi pare che gli Ugonotti siano molto savi, che stanno a vedere, per dover governarsi secondo li successi. Dio benedica i loro disegni. Io non mi accorgeva del tedio che questa porterà a V.S., massime se forse arriverà in tempo di medicina: per il che scusandomi, la pregherò a continuar la sua benevolenza verso di me, sì come io le resterò sempre dedicato servitore. Con che le bacio la mano.
- Di Venezia, il dì 3 agosto 1610.
CXLIII. — A Giacomo Leschassier.2
Ho due lettere della S.V., l’una dei 29 giugno, l’altra dei 10 luglio; giacchè la prima ebbi più tardi della susseguente, perchè lo spaccio ordinario non portò il piego dell’illustrissimo Legato; ma bensì un altro corriere, che qui approdò due giorni dopo la partenza dell’ordinario. Ad entrambe farò che valga una sola risposta.