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26 | lettere di fra paolo sarpi. |
nata controversia se gli eretici si dovessero ribattezzare, risolse di no, scomunicando tutti quelli che sentissero in contrario. Se gli oppose san Cipriano martire, e in una sua epistola lo chiama perciò troppo ardito, impertinente e improvvido; risolvendo di voler tenere l’opinione contraria a lui, non per altro intendendo di voler levare la communione con lui ad alcuno. Mai pensò san Cipriano di mutar parere per timor della scomunica papale; e sant’Agostino, in quattro luoghi delle sue opere, sempre lo commenda, dicendo che non era obbligato a conformarsi con papa Stefano sino a che la quistione che verteva tra loro, non fosse stata decisa in un Concilio generale. Appresso ogni buon cristiano credo che varrà la dottrina e l’esempio di san Cipriano e di sant’Agostino, i quali hanno aiutato a stabilir la Chiesa amendue con la dottrina, ed uno col sangue ancora, più che non valgano i cardinali Torrecremata e Albano.
L’anno 312, essendo stato assoluto dal Concilio d’Africa Ciciliano vescovo di Cartagine, Donato suo accusatore appellò a Costantino, il quale commise la causa al vescovo di Arles, cogli altri vescovi di Francia, che confirmarono la prima sentenza. Sant’Agostino, che narra questa istoria, dice d’aver veduti tutti gli atti autentici; e scrivendo contro i seguaci di Donato sopra riferito, dice: — Dopo questi giudici, che restava di più se non un Concilio generale? — Da questa narrazione, prima si vede che nè Costantino nè i vescovi della Francia ebbero per inconveniente che la sentenza del papa fosse riveduta: dunque, non giudicavano sommo il di lui giudizio. Secondo, vedesi che sant’Agostino era di pa-