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lettere di fra paolo sarpi. 23


La prima, potentissima, è l’imitazione di tanti principi grandi e della Repubblica Serenissima. La seconda è, che non v’ha esempio d’essere da alcuno stato fatto altrimenti, se non da’ Francesi contro Gregorio XIV, i quali fecero abbruciare i brevi in piazza dal ministro di giustizia. La terza è, perchè sembra poco onore se si dice che il Senato vuole tutto de facto e niente de jure, quasi che non abbia alcuna ragione. La quarta, perchè si manifesta al mondo, che è ferma di voler vivere nell’unità della Chiesa cattolica; il che devesi replicare per mostrare sotto di chi vuol vivere la S. V. con esimersi dall’obbedienza del pontefice. La quinta ragione si è, perchè, non appellandosi, non vi è altro che fare, ed ogni altra cosa sarebbe senza esempio e pericolosa. Potrebbonsi dimandar arbitri; ma ciò dal pontefice non si accetterebbe, essendo più contro la sua dignità il sottomettersi a loro, che al Concilio: e, quel che importa, se si chiedessero arbitri, quando il papa non acconsenta, l’atto sarebbe vano, benchè servisse per mostrare al mondo che si ha tentata ogni via. Ma forse dirà alcuno, che sia passato il tempo di far l’appellazione, e che avrebbesi convenuto usar tal rimedio immediatamente dopo il primo breve, e (pare) anche avanti. Nondimeno, se anco di presente si appella, benchè il papa s’irriti, abbiamo questo beneficio, che la scomunica e l’interdetto sono sospesi. Si risponderà che il papa non la intenderà così. Confesso ch’egli non gli avrà per sospesi, ma gli avranno la Francia e la Germania cattolica, le quali tengono che de jure per l’appellazione si sospendano: sicchè con loro gli avremo per tali ancor noi medesimi. Elleno poi comunicando con questo