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20 | lettere di fra paolo sarpi. |
derli in questo. E se si dirà che in tutti li altri vengono compresi, ne segue che superfluamente sieno con distinzione nominati in alcuni.
Secondo, circa le ragioni del decreto; cioè, si appella a chi non è, e non si sa quando sarà. Elleno certamente non vagliono; imperocchè vacante la Sede apostolica e non avendovi il papa, si appella ad Sedis apostolicæ adfuturum pontificem, il quale parimenti non è, nè si sa quando sarà. E se alcuno dicesse che si suole presto creare il papa, io replico che 250 anni fa, vacò la Sede per due anni continui, e un’altra volta sett’anni. Chi sa quel che può nascere? E poi, ancor del Concilio si saprebbe quando sarà, se si osservassero i canoni di farlo ogni dieci anni, come si dovrebbe.
Terzo, intorno alla suprema potestà, che è dai pontefici voluta per promovere la conferma perpetua del decreto, bisognerebbe parlare a lungo se ella sia nel pontefice o piuttosto nel Concilio; e questo lo farò in appresso. Unicamente si ha da considerare, che se il pontefice non ha giudice alcuno in terra, non resta agli altri, così principi come privati, se non che l’obbedienza; onde bisogna dirsi quel detto di Tacito: Tibi supremum vero arbitrium Dii dedere, nobis obsequii gloria relicta est. Egli avrà avuta potestà di fare tutte le leggi che gli parrà, e tutte saranno valide, nè egli regolato sarà da alcuno. Quando avrà controversia con altri, farà una legge per la sua opinione, ed ecco tutto deciso.
Risponderà taluno, ch’egli ha suprema potestà nelle cose spirituali, non nelle temporali. Avrei da replicare quali inconvenienti nascerebbero se così fosse ancora nelle spirituali. Ma parliam delle tem-