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18 lettere di fra paolo sarpi.


Gli accidenti sembran venire adesso, poichè il papa ha stampato e pubblicato ed affisso un monitorio contro Vostra Serenità;1 il quale, in quanto si astiene dalle maldicenze, è assai modesto, ma nel rimanente è severissimo, così per la sentenza che ha fulminata contro il Senato in corpo (cosa insolita) e l’interdetto di tutto lo Stato, come anco perchè minaccia il suo ad ulteriora: nel che non v’ha termine alcuno. Benchè per gli esempi passati degli altri pontefici possa congetturarsi quello che sia per fare; nondimeno, atteso il modo assai straordinario finora tenuto, puossi ancora temere di qualche cosa più assurda. Fa dunque bisogno di bilanciare tutte le ragioni che persuadono l’appellazione o la dissuadono, e considerare qual sia la più sana e utile risoluzione da eleggersi.


  1. Ciò accadde verso il fine del mese d’aprile del 1606. L’origine e i successi tutti di questa celebre controversia tra Roma papale e la veneta aristocrazia, possono leggersi nella bell’opera dello stesso Fra Paolo, intitolata: Storia particolare delle cose passate tra il sommo pontefice Paolo V e la serenissima Repubblica di Venezia, gli anni 1605, 1606, 1607, divisa in sette libri; opera di cui, ne’ tempi che corrono, non può non raccomandarsi caldamente la lettura. A pag. 29-30 di quella (Mirandola, 1624), e riferibilmente al gennaio dell’anzidetto anno, si legge: “Il Senato, intese le difficoltà promosse dal pontefice, deliberò conferire il tutto con li consultori suoi in iure; che erano Erasmo Graziani da Udine e Marcantonio Pellegrini padovano, cavalieri e famosi giurisconsulti di questo secolo, come le opere loro, che sono in luce, al mondo manifestano: e per avere appresso a questi un consultore perito dalla teologia e cognizione canonica, condusse al suo servizio Fra Paulo di Venezia, dell’ordine de’ Servi.„ A noi questa lettera o relazione che ora si pubblica, sembra veramente di molta importanza; siccome la prima o una delle prime scritture che il Sarpi dovè condurre a disimpegno del suo ufficio, e insieme a servigio della sua patria e della civile libertà.