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lettere di fra paolo sarpi. | 17 |
X. — Al Doge di Venezia.1
- Serenissimo Principe.
Nel principio delle controversie, che al presente sono al colmo, tra la Serenità Vostra e il sommo pontefice, quando non aveva fulminato egli se non il primo breve intorno alle leggi di non fabbricar chiese e non alienar beni laici agli ecclesiastici senza licenza; in una mia scrittura presentata a V. S. dissi, che due contro i fulmini di Roma sono i rimedi da apporre: uno de facto, ch’è proibirne la pubblicazione e impedirne la esecuzione, resistendo alla forza violenta colla forza legittima, la quale non passi i termini di natural difesa: l’altro de jure, che è di appellarsi al futuro Concilio. Non feci alcun dubbio che il primo non fosse da usarsi. Quanto al secondo, dissi che in diverse occasioni è stato usato da molti principi e privati e dalla S. V. ancora; ma che ove il primo bastasse, si potrebbe soprassedere al secondo: cosa che offenderebbe sopra modo il pontefice. Tuttavia, se paresse necessario per accidenti che sopravvenissero, si potrebbe valersene: imperciocchè in Francia ed in Germania si tiene la superiorità del Concilio; ed in Italia i dottori celebri, sebbene sostengono che la è del papa, non hanno la difficoltà per decisa e determinata.
- ↑ Stampata tra le Opere di Fra Paolo Sarpi, ediz. di Helmstadt, (Verona), 1761, 1765, t. III, p. 144 seg. Era inedita al tempo del Grisellini, che ne diè, lodandola, un lungo estratto nelle Memorie aneddote spettanti a Fra Paolo. A noi parve opportuno ed utile il ripubblicarla in questa raccolta; tanto più, potendosi ciò fare sopra una copia novellamente tratta dall’Archivio segreto della già Cancelleria ducale di Venezia.
Sarpi. | 2 |