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lettere di fra paolo sarpi. 11

che ne scriva. Resta bene qualche cosa da fare alla perfezione; nondimeno l’uomo e l’opera sono degni di eterna memoria; nè credo che se V. S. illustrissima consumerà qualche giorno leggendolo, sarà perduto. Nessuna produzione de’ savi è più naturale, secondo la dottrina di Socrate nel Convito, quanto se si fanno ex philosophiâ: per il che possiamo dire, mai essere stato il Collegio in tanta perfezione, essendo oltre quelli di Terra-ferma, nella mano del Consiglio, il signor Niccolò Contarini e il signor Pietro Duodo; onde se si farà il solito carnevale, sarà, come quel di Plutarco, convivium sapientum. Il freddo qui essendo stato acutissimo già quattro giorni, si è rallentato, e non ci è speranza che presto debba succedere l’istesso costì. Io non poteva manco leggere, che le specie delli caratteri s’agghiacciavano prima che giungere alla vista. Ora si può vivere. Bacio la mano di V. S. illustrissima, a quale prego Dio Nostro Signore che doni ogni felicità.

Di Venezia, il 20 gennaro 1603.




VI. — Al medesimo.1


Venendo costà il padre baccelliere Domenico da Udine, a cui V. S. illustrissima ha fatto grazia dell’udienza di Agord, ho voluto accompagnarlo con questa mia, per non tralasciar occasione alcuna che mi si presenti di farle riverenza. Qui siamo più


  1. Inedita: come sopra.