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lettere di fra paolo sarpi. |
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giorno fummo insieme, della inclinazione della calamita con l’orizonte. Il nostro autore molto ragionevolmente dice, quella non essere una attrazione ma conversione più tosto, nascendo dalla virtù d’una e dell’altra, che vogliono essere situate in un certo modo insieme: per il che il più desiderato modo di situarsi è quello quando per li poli; imperocchè fa l’asse uno, e se ci è moto, ancora tutte le parti participano del moto non solo circa l’asse della grande, ma anco circa il suo; anzi forse si fa talmente uno, che perde il suo equinoziale e fa accostare quello della grande, perdendo ambi due li poli in che si congiungono, e facendo come d’un corpo li due poli estremi. Ma se sono situate per li equinoziali, si vede anco la unione avendo li assi paralelli, e l’equinoziali in un piano, e participando il moto sopra quelli. Ora, nelle altre situazioni io non so vedere che cosa voglino fare. Andava pensando che accomodassero in qualche maniera insieme il cerchio d’ambe due paralello all’equinozione e per il vertice della regione, ma non è così. È ben forza che voglino accomodarsi in qualche maniera pertenente alle sue parti, e che da quelle venga regolata e denominata. Le parti non sono se non poli, asse e cerchi parellelli. Come adunque? forse come il nostro autore dice? che però non veggo come e a che fine, nè qual parti o quale vogli situare. Ma egli come ha trovato il suo modo? per esperienze o per ragione? Non per esperienze; perchè con la terra, e questo ricercherebbe viaggio regolato per una quarta: non con la terrella, perchè si ricerca che il versorio non abbia sensibile proporzione con la terrella, acciò nell’istesso luoco