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xliv fra paolo sarpi.

divenuti oziosi, molli e scioperati, non perdevano gli acquisti fatti; e quando scemava il numero di que’ frati o monaci, perchè a molti repugnava di far quella vita tanto aliena dalla professione, il papa, coll’uso delle commende, s’insignoriva dell’eredità; e per questo e per disporre de’ benefizii e per le riserve e tutti i modi di far denaro inventati dalla cancelleria, egli era il padrone universale; e i governi di Francia e di Spagna se ne schermivano appena col volere che i benefizii non fossero dati che ai loro proprii sudditi, e con gli altri articoli dei concordati a cui si prestava, quando non potea più resistere, l’accortezza romana, confondendo sempre più il sacro e il profano. Era però naturale che i governi e i popoli guardassero con invidia e bramosía i rimedii pronti ed efficaci che i Protestanti avevano messo in opera; onde proveniva che mentre le nazioni cattoliche decadevano, le protestanti poggiavano in altezza per un miglior sistema economico. Senzachè, dall’eccessiva ricchezza del Clero nasceva un altro male gravissimo: molti si rendevano frati o preti che non avevano vocazione, pur per avere di che vivere e perpetuare i beneficii nelle case; d’onde una generale ipocrisia, che mal velava la corruttela de’ costumi; e puoi vedere nelle Lettere del Sarpi, quali delitti enormissimi bene spesso alcun chierico commettesse, di omicidii, di rapine e di tradigioni. Per fermo codesti rei uomini erano pochi, rispetto al numero grandissimo de’ chierici; e sia. Ma certo sarà incredibile ai po-