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lettere di fra paolo sarpi. 377

guerra. Così gl’italiani principi si stanno tanto inchiodati alla pace, da odiare persino il nome contrario; e gli esterni solo per aperta forza possono traforarsi in Italia. Se non fosse che a Dio appaiono chiari i consigli che a noi sono nascosti nelle tenebre, io presagirei eterna la potenza dei romaneschi.

Ma io la intrattengo con tante bazzecole, senza pensare il tempo che rubo alle sue serie occupazioni. Però pongo fine allo scrivere, ma non all’amarla, osservarla e venerarla, quanto è mestieri e dovere. Dimenticavo dirle del Molino, ch’egli è tale ammiratore della sua dottrina e schiettezza, da non trovarsi per avventura l’eguale in tutta Francia. Non accade che usi con lui troppi convenevoli e scuse, non avendo che a comandargli, dove le bisogni l’opera sua. Lo stesso bramo che adoperi verso di me. La egregia V.S. serbisi sana, e mi continui l’usata benevolenza; mentre mi è grato di riverirla.

Venezia, 22 dicembre 1609.

Non scrive il Molino pel presente corriere: lo farà per quello avvenire.




CXV. — A Francesco Priuli.1


Oggi otto giorni scrissi a V.E., prevenendo quello che il giorno seguente doveva succedere nella per-


  1. Stampata tra le Opere dell’autore, pag. 126. In detta edizione questa lettera va priva di data; ma bastano a fermarla le parole colle quali comincia “Oggi otto giorni ec.„ dacchè appunto sotto il dì 18 dicembre davasi al Priuli il primo avviso sul prete Marchiano condannato in Venezia alla morte; di che più diffusamente parlasi nella presente. Vedi la Lettera CXII.