Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
364 | lettere di fra paolo sarpi. |
V.E. scrivendomi che il giovine duca di Baviera, sebben ama li Gesuiti, ama però molto li Cappuccini, mi muove a stretto desiderio di sapere se questo nasca perchè sii soggetto obbligato ad avere un idolo; ovvero se sii un uomo savio, che ritirandosi dal più nocivo, si appigli al meno, per non parer, lasciando tutti, che vegli abbandonare la paterna pietà, e la stretta congiunzione colla religione cattolica.
Quello ch’è giunto alle orecchie di V.E., come l’illustrissimo Contarini abbia ricevuto quanto scrisse di lui, è cosa vera, ma non intera; imperciocchè quel signore per una parte ha sentito dispiacere; per l’altra non così. Gli è piaciuto in quanto la narrazione è reale ed incitativa agli altri a far bene; non gli è piaciuto, in quanto possi avergli concitato qualche invidia. In questo particolare io avvertirò bene V.E. di una cosa; che non ha diminuito niente perciò l’affezione verso lei; e di tanto l’assicuro. Ma per quel che si aspetta al generale delle lettere di V.E., io le dirò con verità di aver sentito da molti a dire, che ora solamente appare che vi sii ambasciator della Repubblica in Praga. Non posso trattenermi di dire riverentemente, che l’uomo non può sottoponersi a maggior afflizione, quanto pensando a dar soddisfazione a tutti. Essendo gli uomini tanto diversi, com’è possibile che un’azione riscontri nella stessa forma a tutti? È cosa certa, che quanti audienti, tanti concetti. V.E. ha da Dio tal dono, che non debbe seguir altro giudizio che il suo proprio, aspettando che la Maestà sua divina favorisca le sue azioni; chè così facendo, farà il servizio della patria, e darà soddisfazione al-