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xxxiv fra paolo sarpi.

Come la lettera citata riguarda il libro del [[w:Giacomo I d'Inghilterra|re Giacomo II]], aggiungiamo che nella lettera 161 tornavi sopra: «Noterò qui che se quel libro avesse contenuto ciò solo che stava nell’Apologia, sarebbero riusciti vani tutti gli sforzi del Nunzio per impedirne lo spaccio; ma dava ombra quel discorso sul Purgatorio, sulle sante immagini, sulla venerazione de’ Santi, e singolarmente della Beata Vergine, cui noi Veneziani siamo teneramente devoti.» E in molti luoghi del suo epistolario l’udiamo beffeggiar quel re da sermoni, sul quale avea scorto il Sarpi, con la sua solita perspicacia, che non era da far fondamento; e ben lo seppe l’Elettore Palatino. Potrebbesi dagli avversari fare istanza dicendo pure, che queste parole citate significano la prudenza civile del Sarpi, ma non già la sua fede; citiamo pertanto un brano di un’altra lettera: «Io immagino che il regno e la Chiesa sieno due Stati, composti però degli stessi uomini; al tutto celeste l’uno, e terreno l’altro; aventi propria sovranità, difesi da proprie armi e fortificazioni; di nulla posseditori in comune, e impediti di muoversi comecchessia scambievolmente la guerra. Come si avrebbero a cozzare se procedono per sì diversa via? Cristo ebbe detto ch’esso e i discepoli non erano di questo mondo, e (argomento per noi di chiari e lieti riflessi) Paolo santo dichiara che il nostro conversare, πολιτευμα nostrum, è ne’ cieli. Tolgo qui la voce Chiesa per riunione de’ fedeli, e non di preti soltanto, che ri-