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lettere di fra paolo sarpi. 357

Se qui troverannosi o in buono stato o cattivo, e le piacerà di farne acquisto, non avrà se non se a comandarmi. Io prego quanto so e posso la V.S. eccellentissima di continuare l’usata benevolenza al suo amico, ed ammiratore. Stia sano, e non s’impermalisca di queste mie ciance.

Venezia, 8 decembre 1609.




CX. — Al signor De l’Isle Groslot.1


Col corriere passato io ricevei insieme due di V.S., una delli 15, l’altra delli 28 d’ottobre; ma non in tempo di poterle rispondere. La prima mi ha portato molto dispiacere, intendendo l’infirmità ch’ella ha patito, e che per ancora non era interamente risanata: io non posso sentir disgusto maggiore, che la indisposizione degli amici. In quel medesimo tempo che mi vennero le sue, successe anco la morte del clarissimo2 Alessandro Malipiero, la cui perdita è molto dannosa a questa città, per la bontà e libertà grande che regnavano in lui.

La buona intelligenza tra questa Repubblica e il pontefice è così perfetta in questi tempi, che si può dire restino ricompensati li disgusti passati.

Del negozio di Giuliers qui noi abbiamo tali nuove, che ci fanno pronosticare fine non troppo


    numero delle brevemente indicate in questa Lettera. Con assai diligenza le andò annoverando il Maffei, nel libro da lui composto intorno agli scrittori veronesi. Il disegno che l’Argelati, avea concepito di riunirle in una sola raccolta, rimase interrotto dalla morte.

  1. Dalla raccolta di Ginevra ec., pag. 203.
  2. Nella prima stampa, assurdamente: figliuolo.