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lettere di fra paolo sarpi. 345

inferiore. Altri intendevano ampliamente, non come principi dozzinali, ma di quella qualità ch’è eminente. Non vorrei per molto1 esser giudice per dar intelligenza a tali parole, nè esecutore per ubbidirle. Questo contrasto ha impedito l’ambasciator francese di persuadere (come aveva disegnato) che tutti gli onori fatti all’Olandese provenissero da uffizi suoi; che forse averebbe persuaso in qualche parte. Non posso credere che a Roma debbino dir cosa alcuna di questa ambasceria ricevuta, nè della corrispondenza che se gli farà; massime avendo il duca di Toscana mandato il Colloredo a tutti li principi protestanti di Germania per dar conto della morte di suo padre e della sua successione;2 e in particolare, è stato al conte Palatino elettore, ed al duca di Vittemberg. Il far sapere questi particolari al Senato quieterebbe molto qualche scrupoloso, che dubita di far peccato tenendo questi necessari commerci.3

Da Roma viene una risposta del cardinal Bellarmino al libro del re d’Inghilterra stampato in quarto, dove assai alla dimestica e gesuitica dà delle mentite al re. Confessa ch’è suo il libro uscito col nome supposito di Matteo Torto,4 e lo manda fuori di nuovo sotto nome proprio. Leggerò il libro


  1. La nostra copia ms. (di cui vedi la nota 2 a pag. 318), senza alcun pro della chiarezza, ha qui: “di molto.„
  2. Vedasi la nota 2 a pag. 217.
  3. A tanto giungeva allora la superstizione, cioè sino a voler impedire le corrispondenze diplomatiche cogli Stati protestanti! E ci maraviglieremo che un filopatrida e un politico come il Sarpi si sforzasse di combattere un errore e di ovviare a un danno di tal sorta?
  4. Può vedersi la nota 1 a pag. 59.