fessione dell’ortodossía, e per questo punto almeno non era cattolico. A ciò risponderò in seguito; intanto basti sapere, che più perniciosa di qualunque errore dogmatico il Sarpi reputava l’ipocrisia, e ciò che, con modo moderno, dir potremmo religione utilitaria: di che si apre in una lettera a quel conscienziosissimo uomo che fu Duplessis Mornay. Aveva torto o ragione Fra Paolo? Ogni uomo sincero, sia cattolico o non sia, abbiamo fidanza che sarà per dargli ragione. Potrassi credere che il Sarpi fosse indifferente, e tanto e quanto scettico d’intorno alle credenze dogmatiche: certo, preferisce agli altri Scolastici Occamo, perchè non è decisivo come l’Aquinate e lo Scoto, ed anche i Santi Padri tratta con canoni di giusta critica: ciò prova che il Sarpi, come già aveano fatto Erasmo, Sadoleto ed altri valentuomini prima di lui, non confondeva in un fascio la religione e la teologia. Si possono far molti riscontri tra gl’intendimenti di Erasmo e di Sarpi. Bellissime sono queste parole del buon Rotterdamese: «Non deerunt qui celebrent Pontificum auctoritatem, quam fateor esse debere sacrosantam (lo stesso dice Fra Paolo dell’autorità legittima del papa); non deerunt qui Scoti Thomæque decreta prædicent, quæ non ego sane prorsus improbo (le stesse parole usa il nostro). Tu purum illum et syncerum Christum mentibus tuorum instilla, quando id a paucis fieri videmus.» (Ep. LXIV, 16.) E di vero, confortato dal Sarpi, Frate Fulgenzio predicò il puro e sincero Cristo in Venezia, come ne fa fede il Padre in alcune di que-