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lettere di fra paolo sarpi. 317

avete la causa notissima, non tanto per mezzo di persuasione, ma anco con qualche modi violenti. Questa quiete potrebbe essere una via a moti maggiori; ma la natura nostra è di pensare più al presente che al futuro. Li consigli degli uomini sono troppo sciocchi per poter pervenire dove credono: Dio effettua la sua volontà anco per vie contrarie: là io mi rassegno, e penso voler metter l’animo mio in pace e tranquillità.

Delli Boemi, non intendiamo che l’imperatore abbia a restringerli, anzi a levar loro le cose concesse, doppo ch’essi hanno disarmato. Della Carniola e Stiria non intendiamo cosa veruna: li moti sono stati leggerissimi, e credo terminati in quiete totale per l’opera diligente de’ padri Gesuiti, che si sono adoperati per mantener la costanza nel suo principe. Io vado divinando, che anco le cose di Cleves termineranno in pace, per l’opera del re Cristianissimo, al quale il mondo è debitore della tranquillità che gode.

Il libro del re d’Inghilterra sarebbe stato letto qui con eccessiva curiosità, se ne fosse venuto qualche esemplare. Pochissimi se ne sono veduti: ora la curiosità comincia a mancare.

La raccolta delle mie memorie che V.S. sa, è ridotta ad aumento grande, ritenendomi li rispetti che può congietturare, a tenerla appresso di me; e non potendo star ozioso tra tanto, sono disceso sino alle formali parole. Ma tuttavia seguono e crescono li rispetti medesimi, che mi rendono l’animo molto sospeso. Io vorrei poterli comunicare con V.S., e a questo effetto pensavo mandarli una cifra per questo spaccio; ma il tempo non mi basta per comporla