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lettere di fra paolo sarpi. 309

le riserve. Rischiosa la prova; ma nelle faccende umane basta il volere. Avevo letto nel Pasquier al 3° libro, cap. 12, l’ordinanza del 1519. Rispetto al primo punto di essa, ammirai il diligente pensiero del Parlamento nel curare anco i lievi sospetti; sebbene, a dir vero, l’assolvere il re dalle censure, suona lo stesso che dichiararvelo soggetto. Veggo ora per l’esemplare che favorì inviarmi il costume che vige costà di far fronte alle innovazioni; e moltissimo lo commendo.

Non avrebbe mai fine lo scrivere, se non temessi di riuscirle grave. Ora prego Dio che la mantenga lungamente sana, e Lei a continuarmi la consueta benevolenza.

Venezia, 29 settembre 1609.




XCV. — A Giacomo Gillot.1


So ben io che la S. V. s’è data a importantissimi studi sulla giurisprudenza del fôro, e non mi par tuttavia di farle cosa ingrata richiamandola a più modesti argomenti. Avendo principiato a leggere con diligenza il libro del Barclay, che m’inviò con elogi, fui tanto preso di maraviglia all’avvertenza preliminare, tutta senno, accorgimento e soda dottrina, da bramare di conoscerne l’autore, che già per quest’indizi tengo per dottissimo e sapientissimo. La prego ad appagare la mia curiosità, palesandomi il nome e gli studi di esso.

Barclay cita spesso l’altro suo libretto Del Re-


  1. Stampata in latino tra le Opere ec., pag. 8.