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lettere di fra paolo sarpi. 305

di così gran peso non fosse in mano d’un forestiero. Non ha però consentito il Senato, che si dicesse li monachi non aver alcuna ragione, acciò non paresse aver difeso cosa ingiusta; ma che, restando in piedi le ragioni loro, per questa volta solamente si venga alla provvisione di commendar il monasterio al signor Matteo di Priuli, con pensione al cardinal Borghese di 5000 ducati; che è il fine d’un negozio trattato assai travagliosamente. Nissuna cosa è peggiore quanto difendere la libertà di chi ama essere in servitù; e non senza ragione nella legge vecchia si forava l’orecchia del servo volontario.

Dopo accomodato questo negozio, se bene sono pochi giorni (perche non è finito totalmente se non la settimana passata) non si parla più di controversia alcuna: le cose stanno quietissime. Io credo che la corte romana pensa molto alli moti che sono in Stiria e Carinzia, dove veramente può ricevere maggior danno, che da qual si voglia altro luogo, per la prossimità all’Italia e per il facile transito.

Le cose di Cleves sono totalmente contrappesate, che (siccome penso) per necessità staranno quiete, e averemo una pace universale tra Cristiani, acciò li padri Gesuiti abbino maggior comodità di spedir le loro mercanzie. Ma canonizzando il beato Ignazio, s’approveranno le azioni sue.

Una sola difesa di Pamplona a favore del re Cattolico: adunque con buona ragione si spenderanno li dieci mila ducati. Io confesso che non posso penetrar tant’oltre, ch’io vegga star qui sotto alcun buon fine.

L’esser confermato per tre altri anni il signor ambasciatore qui, mostra che serva bene; e vera-


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