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278 lettere di fra paolo sarpi.

por mano a somigliante bisogna, certa di far cosa utile al mondo e a tutti gli studiosi gradita. Non val la pena d’andare a’ versi ai Gesuiti: le loro carezze costano la iattura del patrocinio celeste. Lasci che la strapazzino; è la sorte che tocca a tutti i buoni. Nè si pensi che abbiano a rabbonirsi, se pago del già fatto, non porrà mano ad altre opere. Essi non perdonano mai a persona, e non sanno che odiare in supremo grado. Nè se la piglieranno con Lei maggiormente per le scritture che darà in luce, di quel che si facciano pe’ beneficii recati all’universale con la pubblicazione degli Atti del Concilio di Trento e dei Trattati apologetici delle libertà gallicane. Se le preghiere mie hanno qualche valore, non differisca a metter fuora quel lavoro; e quanto più presto ne verrà a capo, tanto ne avrà mercè da Dio, dai buoni elogio, e (ciò che del pari è desiderabile) odio dai tristi.

Sono alla fine del foglio, e non ho pensato la noia che una soverchia lungaggine recherebbe alla egregia S.V. Io tanto la osservo, rispetto, venero, e se può dirsi, amo, da parermi quasi di venir meno fra le sue braccia. La supplico di non avere a vile gli umili ossequi che dal fondo del cuore e con verace sentimento le offro. Alla S.V. salute.

Venezia, 7 luglio 1609.




LXXXIV. — Al nominato Rossi.1


Per questo spaccio non ho lettere di V.S.: di che ascrivo la causa all’essere il signor ambascia-


  1. Edita in Capolago ec., pag. 182.